CMOS contro CCD – Fine di un’era? Seconda Parte – Interpretazione del sensore CMOS

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CMOS contro CCD – Fine di un’era? Seconda Parte – Interpretazione del sensore CMOS
Andamento del rumore di lettura in rapporto al gain software su camera CMOS raffreddata QHYCCD QHY163M dotata di sensore Panasonic MN34230. Cortesia Marco Svettini.
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Andamento del rumore di lettura in rapporto al gain software su camera CMOS raffreddata QHYCCD QHY163M dotata di sensore Panasonic MN34230. Cortesia Marco Svettini.

Nel numero scorso abbiamo parlato delle differenze tra sensori CCD e sensori CMOS senza dare un’interpretazione dei dati forniti. Dal momento che stiamo parlando di sistemi elettronici piuttosto complessi, in cui molti fattori concorrono alla creazione dell’immagine finale, è giunto il momento di mettere assieme tutti gli elementi e dare qualche interpretazione, che si tradurrà poi in un impiego pratico sul campo.

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La celebre galassia a spirale NGC 7331 in Pegaso ripresa da Emil Kraaikamp con una camera non raffreddata dotata di sensore CMOS Sony IMX249. L'immagine elaborata è il risultato di una somma di 3800 pose da 1 secondo ciascuna. Lo strumento utilizzato è un dobson 40 cm F/5 su piattaforma equatoriale. L’immagine è utile anche per ribadire un altro concetto: il rumore elettronico nei sensori CMOS di ultima generazione è così basso che non si sente la mancanza del raffreddamento. L’immagine parla da sola.

Abbiamo visto che il rumore di lettura di un sensore CMOS è tipicamente molto contenuto e variando (alzando) il gain è addirittura possibile abbassarlo ulteriormente. Lo scotto da pagare è una forte compressione della dinamica. Prendiamo ad esempio le tabelle e i grafici presenti nelle prossime pagine, contenenti alcune misurazioni a differenti livelli di gain, ottenute con una camera CMOS raffreddata QHY163M del produttore cinese QHYCCD e dotata del sensore CMOS Panasonic MN34230.