uno dei quadri dipinti da Balla a seguito degli schizzi fatti durante l’osservazione del transito di Mercurio. Attratto dai temi cosmologici che aleggiavano fra i primi futuristi, Balla realizzò una dozzina fra quadri e disegni su quest’argomento, rimasti per lo più nell’oblio almeno fino al 1950, quando il collezionista d’arte Gianni Mattioli acquistò l’intera serie per 250 mila lire. Il quadro, secondo l’interpretazione dei critici, non rappresenta solo Mercurio (il punto nero nella parte alta) e il Sole (un cerchio circondato da altri cerchi e spirali a simboleggiare le eruzioni solari), ma anche «il cannocchiale schermato dal vetro affumicato» e «il cielo com’è percepito a occhio nudo all’esterno dell’oculare». Chissà se è vero… La nostra interpretazione astronomica è invece quella rappresentata dalla figura a destra, dove abbiamo ricostruito ciò che presumibilmente Balla osservò nel campo dell’oculare. Abbiamo ipotizzato che Balla e il suo amico osservassero in equatoriale, con la visione capovolta, ed ecco che quasi tutto corrisponde. Come si può notare, l’angolo di posizione di Mercurio sul bordo solare è quasi identico a quello dipinto nel quadro, e la traiettoria relativa del pianeta rispetto al Sole (la freccia nera) è inclinata esattamente come la lama di luce che attraversa il quadro. Tutto il resto è a libera interpretazione.
Uno dei quadri dipinti da Balla a seguito degli schizzi fatti durante l’osservazione del transito di Mercurio. Attratto dai temi cosmologici che aleggiavano fra i primi futuristi, Balla realizzò una dozzina fra quadri e disegni su quest’argomento, rimasti per lo più nell’oblio almeno fino al 1950, quando il collezionista d’arte Gianni Mattioli acquistò l’intera serie per 250 mila lire. Il quadro, secondo l’interpretazione dei critici, non rappresenta solo Mercurio (il punto nero nella parte alta) e il Sole (un cerchio circondato da altri cerchi e spirali a simboleggiare le eruzioni solari), ma anche «il cannocchiale schermato dal vetro affumicato» e «il cielo com’è percepito a occhio nudo all’esterno dell’oculare». Chissà se è vero… La nostra interpretazione astronomica è invece quella rappresentata dalla figura a destra, dove abbiamo ricostruito ciò che presumibilmente Balla osservò nel campo dell’oculare. Abbiamo ipotizzato che Balla e il suo amico osservassero in equatoriale, con la visione capovolta, ed ecco che quasi tutto corrisponde. Come si può notare, l’angolo di posizione di Mercurio sul bordo solare è quasi identico a quello dipinto nel quadro, e la traiettoria relativa del pianeta rispetto al Sole (la freccia nera) è inclinata esattamente come la lama di luce che attraversa il quadro. Tutto il resto è a libera interpretazione.
Lost and Found è una nuova rubrica, non si sa quanto periodica, che ospita curiosità, aneddoti, stranezze e cose apparentemente inutili che girano intorno al mondo dell’astronomia. Aperta anche alle segnalazioni dei lettori.
Le bellezze del cielo stellato hanno da sempre affascinato la sensibilità degli artisti, siano essi poeti, scrittori o pittori. Diversi, fra questi ultimi, ci hanno lasciato testimonianza delle emozioni suscitate in loro dalla vista dei corpi celesti (basti pensare ai paesaggi notturni dipinti da Van Gogh). Estremamente più rare sono, invece, le raffigurazioni di particolari eventi astronomici, in grado di colpire l’immaginazione estetica, oltre che l’interesse scientifico. Questo è il caso del transito del pianeta Mercurio sul Sole, osservato al cannocchiale dal futurista Giacomo Balla. E successivamente da lui immortalato in un quadro.
A differenza di molti suoi colleghi, Giacomo Balla (1871-1958) non si accontentava di guardare ai fenomeni celesti dal punto di vista puramente estetico, ma cercava di saperne di più, leggendo le opere divulgative di astronomi quali Schiaparelli e Flammarion. Da autentico autodidatta, raggiunse una notevole conoscenza della volta stellata; riuscendo a riconoscere, al primo sguardo, le posizioni delle costellazioni e delle stelle più brillanti. In questo, fu anche aiutato da un appassionato di astronomia, suo amico, che possedeva un piccolo osservatorio, non lontano dall’abitazione romana dell’artista.