
Secondo un pronunciamento dell’attuale Chief Scientist della NASA, nuovi strumenti e future missioni spaziali forniranno a breve la prova dell’esistenza della vita; se non nel Sistema solare, sicuramente sui pianeti extrasolari. È una sua personale opinione o un parere condiviso dall’intera comunità astronomica?
Nel dubbio, abbiamo chiesto di commentare la notizia ad alcuni dei massimi esperti di settore.
Radiotelescopi sempre più grandi, interi decenni passati a frugare il cielo alla ricerca di un segnale, milioni di frequenze elettromagnetiche esplorate… E niente, nemmeno il più pallido indizio di vita al di fuori della nostra Terra!
Ma proprio quando le nostre certezze di ieri si stavano rivelando abbastanza ottimistiche, se non addirittura ingenue, ed eravamo rassegnati a un’attesa di chissà ancora quanti secoli di ascolti, ecco che proprio in questi giorni veniamo a sapere che la tecnologia ci sta mettendo a disposizione una scorciatoia, un modo molto più facile e diretto di trovare la vita; quello di dare un’occhiata all’atmosfera dei pianeti extrasolari che siamo andati scoprendo negli ultimi vent’anni!
Amedeo Balbi
Abbiamo le prove che esistono pianeti intorno ad altre stelle della nostra galassia solo da poco più di vent’anni, ma è stato nell’ultimo decennio che c’è stata una vera esplosione nell’osservazione di questi pianeti extra-solari, o esopianeti. Adesso cominciamo ad avere un campione statistico considerevole, di alcune migliaia di esemplari, con caratteristiche fisiche che vanno dai pianeti rocciosi di tipo terrestre fino ai pianeti giganti gassosi simili a Giove, passando per pianeti molto diversi da quelli del nostro Sistema solare, per esempio le super-Terre, pianeti rocciosi molto più massicci della Terra.
Ora stiamo davvero entrando nella fase in cui comincia a essere interessante osservare meglio alcuni di questi pianeti per caratterizzarne le proprietà: si trovano nella zona abitabile della stella, ovvero c’è la possibilità che abbiano acqua liquida in superficie? Hanno un’atmosfera? E, se sì, quali sono la sua composizione e le sue proprietà?
Nei prossimi anni, questo tipo di indagine diventerà centrale, e potremo davvero individuare particolari tipi di elementi o sostanze che, sulla Terra, sono connessi all’attività biologica, i cosiddetti biomarker: per esempio la presenza di grandi quantità di ossigeno o di metano nell’atmosfera, e persino le proprietà superficiali del pianeta, per esempio se sia coperto di vegetazione. Tutto questo sarà possibile usando, tra l’altro, spettrometri di grande precisione installati nei grandi telescopi da Terra (di aperture pari o superiori ai dieci metri) già esistenti o in costruzione: questi strumenti, attraverso la lettura di righe spettrali caratteristiche, ci permetteranno di identificare le proprietà fisiche delle atmosfere e della luce riflessa dal pianeta.
Quindi ritengo che l’orizzonte temporale dei venti anni sia piuttosto realistico per questo tipo di investigazioni. Naturalmente, ciò non vuol dire che avremo successo, perché quello che troveremo sarà, come sempre accade nella ricerca, incerto e aperto alle sorprese. Ma siamo in un momento storico in cui chiedersi se si possono trovare tracce di vita su pianeti di sistemi diversi dal nostro non è più fantascienza.
In questo numero la prima parte della nuova Inchiesta con, oltre alla risposta di Amedeo Balbi, anche quelle di: Cristiano Cosmovici, Teresa Fornaro, André Brack, Giovanni Vladilo e Barbara Cavalazzi.
E tu, alla luce delle interviste fatte, cosa ne pensi?
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Ho letto l’articolo su entrambi i supporti…certo online è molto più semplice trovare articoli vecchi che possono interessare.