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Dalla Dawn i primi dettagli della superficie di Vesta

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Dopo la prima immagine di Vesta inviata a terra dalla sonda lo scorso 3 maggio, a distanza di circa un mese – durante il quale la Dawn ha percorso circa 720 mila km in direzione dell’asteroide –  la Framing Camera installata a bordo ha ripreso una ventina di frame nell’arco di 30 minuti, con cui è stato realizzato il video in alto (Image credit: NASA/JPL-Caltech/UCLA/MPS/DLR/IDA)

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Si tratta della prima della serie di riprese “a rotazione” previste per fotografare l’asteroide durante un intero suo giorno (che dura 5 ore e 20 minuti). Un’altra era fissata per il 10 giugno (di cui conosceremo i risultati solo tra qualche giorno) mentre la successiva avverrà verso la fine del mese di giugno.
Durante il suo avvicinamento la Dawn rileverà continue radiometrie di Vesta per poterne valutare con precisione la massa, tuttora incerta e fondamentale per pianificare i parametri orbitali migliori, puntando anche lo spazio intorno per cercare eventuali piccoli satelliti..

Nell’animazione, che – come abbiamo già detto – copre un periodo di 30 minuti durante i quali Vesta ha compiuto una rotazione di circa 30°,  sono chiaramente visibili le variazioni di luminosità della superficie del grande asteroide oltre che alcune caratteristiche come il Polo sud, situato in basso  a destra, a ore 5…

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QUEL POCO CHE SAPPIAMO DI VESTA

Il telescopio Spaziale Hubble si dedicò a Vesta durante la grande opposizione del maggio 1996, ottenendo delle immagini (a sinistra) che per prime rivelarono la forma ellissoide triassale dell’asteroide e una superficie profondamente segnata dalla presenza di un grande cratere da impatto. Sulla destra, una mappa di elevazione mostra chiaramente l’enorme bacino con il rilievo centrale alto 12 chilometri.

Tra i grandi meriti della campagna osservativa di Vesta svolta dal telescopio Hubble nel 1996, il più importante è forse quello di aver permesso ai ricercatori di accertare la presenza di una grande e profonda depressione in corrispondenza del polo sud, una “voragine” di 460 chilometri, pari addirittura all’80% del diametro dell’asteroide; l’unico ostacolo, si crede, al riconoscimento per Vesta dello status di “pianeta nano” alla pari di Cerere, dato che uno dei requisiti stabiliti dalla IAU è quello della simmetria sferica.
L’enorme cratere presenta bordi che si innalzano da 4 a 12 km sul terreno circostante e affonda per 13 nella crosta di Vesta, con un dislivello complessivo, dunque, che in alcuni punti raggiunge i 25 chilometri. Al centro di questo smisurato bacino, poi, si erge un picco di 13 km, chiaro segnale che ci troviamo di fronte a quello che viene comunemente definito un “cratere complesso”, struttura per la cui origine si può solo chiamare in causa un violento impatto con un altro grande asteroide.
Il resto della superficie di Vesta mostra la presenza di due distinte tipologie di terreni. L’emisfero occidentale presenta ampie regioni piuttosto scure per le quali viene suggerita un’origine basaltica e che, dunque, potrebbero essere in qualche modo accostate ai mari lunari. L’emisfero orientale, invece, è caratterizzato da un’elevata albedo e da una superficie apparentemente molto accidentata e ricca di crateri; facile dunque in questo caso l’accostamento con gli altipiani del nostro satellite.
La rotazione di Vesta è piuttosto rapida anche per un asteroide. Si compie in circa 5 ore e 20 minuti e l’asse intorno al quale avviene è inclinato di 29°
sul piano orbitale, anche questo un chiaro segnale del suo tormentato passato.
La distanza media della sua orbita dal Sole (2,361 UA) e l’inclinazione dell’asse fanno sì che la superficie sperimenti temperature che raggiungono il massimo di –20°C durante la stagione estiva locale e crollano a circa –190°C in quella invernale.

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Di Vesta e della missione Dawn ci siamo occupati con un articolo di review a cura di Claudio Elidoro (Stiamo per arrivare su VESTA. Momento storico per l’astronomia e per l’esplorazione spaziale) su Coelum 148

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Maggiori informazioni sulla missione Dawn:

http://www.nasa.gov/dawn

http://dawn.jpl.nasa.gov