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New Horizons alle porte di Ultima Thule. Ultimi aggiornamenti

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In questa serie di immagini scattate dalla Long Range Reconnaissance Imager (LORRI) a bordo di New Horizons, Ultima Thule emerge da dietro le stelle e diventa più luminosa man mano che la navicella si avvicina. Credito immagine: NASA / Johns Hopkins Applied Physics Laboratory / Laboratorio di ricerca del sud-ovest / Henry Throop
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«La sonda New Horizons è in buona salute e si avvicina alla prima esplorazione ravvicinata nella storia di un oggetto della fascia di Kuiper». Non solo, si tratta anche dell’esplorazione del mondo più lontano mai esplorato. Inizia così l’ultimo aggiornamento da Alan Stern, PI della missione New Horizons

Tra pochissimi giorni, la mattina del 1 gennaio, la New Horizons sorvolerà MU69 2014, soprannominato Ultima Thule, tre volte più vicina di quanto si era avvicinata a Plutone. Se volete “vedere” dove si trova in questo momento, potete seguirla su questa pagina del sito per il pubblico del JPL.

«L’attesa è palpabile ora: siamo sull’orlo di un’importante esplorazione scientifica di quasi 20 anni di lavoro e in molti modi diversa da qualsiasi altro tentativo mai effettuato», continua Stern.

In questa serie di immagini scattate dalla Long Range Reconnaissance Imager (LORRI) a bordo di New Horizons, Ultima Thule emerge da dietro le stelle e diventa più luminosa man mano che la navicella si avvicina. Credito immagine: NASA / Johns Hopkins Applied Physics Laboratory / Laboratorio di ricerca del sud-ovest / Henry Throop

New Horizons è infatti anche la prima missione ad aver tentato l’impresa di approcciarsi, oltre al suo obiettivo primario, ad un secondo obiettivo completamente sconosciuto. Ancora adesso, nonostante ormai manchi poco all’incontro, è poco più di un puntino luminoso anche agli occhi della sonda. Dai dati raccolti gli astornomi sono riusciti ad ipotizzare che possa avere una luna, o essere formato da due corpi in collisione (con una forma a “bagigio” come la cometa della missione Rosetta, per intenderci). Ma potrebbe avere anche un sistema di anelli, e mettere a rischio di collisione il passaggio della sonda.

«Il ritmo dell’attività qui al controllo della missione presso il Johns Hopkins Applied Physics Laboratory è intenso. Le operazioni di missione, le operazioni di incontro, le operazioni di navigazione e gli sforzi del team scientifico procedono in parallelo, insieme a un ritmo crescente di attività di coinvolgimento del pubblico».

Dato l’alto ritmo delle operazioni in corso, vediamo allora gli ultimi aggiornamenti, dopo i quali il team missione si dedicherà esclusivamente al flyby.

  • Questa immagine è stata realizzata combinando centinaia di immagini scattate tra agosto e metà dicembre dal LORRI (Long Range Reconnaissance Imager) a bordo della New Horizons. Ultima Thule è la macchia gialla luminosa nel mezzo, mentre i due cerchi concentrici indicano le due possibili distanze di passaggio per il flyby. La missione ha deciso di volare lungo il cerchio più vicino, verso il punto indicato da una X. I deboli cerchi sono tracce delle stelle di fondo, delle singole immagini a distanze diverse, che sono state eliminate dall’immagine composita per far risaltare Ultima. Crediti: NASA / Johns Hopkins Applied Physics Laboratory / Southwest Research Institute.

    Dalla sonda continuano ad arrivare quotidinamente le immagini di navigazione ottica di Ultima. Queste immagini, combinate con il tracciamento radio sempre da New Horizons, vengono analizzate per aiutare i navigatori a determinare se ci sia bisogno di aggiornare i file sul computer principale della sonda, per migliorare il puntamento e il tempo di avvicinamento più breve. «L’ultima possibilità di aggiornare questi file la avremo a solo un giorno prima del flyby stesso».

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  • Le immagini a risoluzione più alta che abbiamo intenzione di ottenere — un’occhiata a soli 35 metri per pixel — sono un obiettivo estremamente difficile, richiede di sapere esattamente dove si trovano sia Ultima che New Horizons mentre si sorpassano l’un l’altro a oltre 32.000 mph, nell’oscurità della fascia di Kuiper. A quella distanza la luce del Sole è simile a quella della Luna Piena, qui sulla Terra, quindi Ultima viene solo debolmente illuminata. «Se riusciamo in questa osservazione, avremo una risoluzione decisamente migliore rispetto a Plutone (dove la risoluzione più alta è stata di 70-80 metri per pixel)». Se non ci riusciranno, comunque le riprese supereranno la maggior parte delle immagini Pluto. «E anche se non vogliamo fallire, sappiate che queste osservazioni con un obiettivo così tirato sono rischiose. Ma solo con il rischio si ha una ricompensa [n.d.r. “chi non risica non rosica” diremmo noi] e preferiamo provare a raggiungere l’obiettivo, piuttosto che non provarci per nulla, ed è quello che stiamo facendo».

Nozie dell’ultima ora confermano che NASA TV, e il sito della NASA, copriranno l’evento per il pubblico. Fino a meno di qualche ora fa, infatti, il coverage era a rischio per via dello shutdown del governo americano. Oltre alla “diretta” del flyby (che ricordiamo sarà più una differita che una vera diretta, data l’enorme distanza a cui si trova la sonda), e alle numerose trasmissioni NASA TV che precederanno il flyby, conferenze, aggiornamenti e altro possono essere seguiti sul sito della missione, il feed Twitter di APL (@jhuapl) e il feed stesso di Alan Stern dedicato alla missione (@ newhorizons2015), oltre al canale YouTube del Johns Hopkins Applied Physics Lab

Il programma degli eventi e dei canali disponibili, con gli eventuali aggiornamenti, si trova su http://pluto.jhuapl.edu/News-Center/Where-to-Watch.php

Per conoscere invece meglio la missione nella sua interezza, non perdete l’approfondito articolo di Gabriele Marini su Coelum Astronomia di gennaio, come sempre in formato digitale a lettura gratuita.

Chiudiamo sempre con le parole di Alan Stern, il grande padre della missione:

«Mentre New Horizons si avvicina a Ultima, in questi ultimi giorni prima del passaggio più ravvicinato, il nostro team e le persone in tutto il mondo stanno provando a prevedere cosa accadrà durante il flyby e quali saranno i risultati scientifici. Cosa scopriremo esplorando un così antico mattone per i pianeti, così ben conservato sin dagli albori del nostro Sistema Solare, ben 4,5 miliardi di anni fa, quando fu creato? Nessuno ancora lo sa. Ma presto lo sapremo, e si comincia tra pochi giorni!»


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