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Saturno, il re “nudo”

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Una immagine "raw" di Saturno realizzata dalla Cassini. Crediti: NASA/JPL/Space Science Institute.
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Un magnifico ritratto di Saturno. Ma è vero? O è stato “photoshoppato”? Il dubbio, ricorrente, tocca più o meno tutte le immagini che ci arrivano dalle profondità del Sistema Solare. E’ vero quello che stiamo guardando? Oppure “voi scienziati” l’avete ritoccato?

L’immagine di oggi, prodotta dalla sonda Cassini, fuga ogni dubbio e può far ricredere anche i più scettici. Ecco a voi Saturno, completamente nudo.

Una immagine "raw" di Saturno realizzata dalla Cassini. Crediti: NASA/JPL/Space Science Institute.

L’immagine è stata realizzata il 13 giugno scorso dalla camera ad alta risoluzione della sonda Cassini e non è stata processata in alcun modo. Quella che vedete, è una immagine raw, nuda e cruda, non trattata. Pixel per pixel, esattamente la fotografia che Cassini ha realizzato dalla notevole distanza di 2,6 milioni di chilometri dal pianeta, oltre 6 volte la distanza tra Terra e Luna.

Il sole illumina la scena dall’angolo in basso a sinistra (corrispondente alla direzione Nord, in questa strana inquadratura) e rende apprezzabile la diversa trasparenza degli anelli e le loro ombre che si allungano sul disco del pianeta, migliaia di Km più in basso. Le nuvole dell’atmosfera, ad un primo sguardo uniformi, rivelano le famose striature e strutture generate dal vento. Sono ancora visibili i segni e le cicatrici della titanica tempesta che ha devastato l’emisfero nord di Saturno gli anni passati.

Il fatto che la fotografia sia raw, oltre ad aggiungere fascino all’immagine, ci permette di seguire passo passo alcune delle operazioni di “pulitura” che generalmente vengono effettuate per migliorarne la resa estetica.  Il cielo sullo sfondo non risulta nero ma grigio scuro e per un esperto di fotoritocco sarebbe un attimo aggiustare la dinamica dell’immagine, facendo spiccare il disco chiaro del pianeta su un cielo perfettamente nero. Anche il bianco e nero è facilmente tramutabile in colori più realistici, dando enfasi alle variazioni cromatiche misurate dai vari filtri della camera. Infine, andrebbero eliminati alcuni minuscoli puntini bianchi sparsi sul disco del pianeta, dovuti ad una serie di pixel bruciati nella CCD della camera.

Tutto sommato, una serie di difetti e correzioni accettabili per uno strumento in funzione intorno a Saturno da circa 8 anni. Che continua a realizzare le sue meravigliose immagini e inviarle diligentemente verso quel puntino blu che chiamiamo Terra, a oltre un miliardo di chilometri da Saturno.

La rubrica “Immagini dal Sistema Solareè a cura della Southern Europe Regional Planetary Imaging Facility (SRPIF), la Fototeca NASA ospitata presso lo IAPS di Roma con la collaborazione dello Space Photography Laboratory (SPL), la Fototeca dell’Università dell’Arizona.