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Nuvole a bassa quota tra i segreti rivelati dalla “Twilight Zone” di Plutone

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La "Twilight zone" di Plutone, suggestiva ripresa del pianeta con la luce del Sole che filtra attraverso i complessi strati della sua atmosfera. E' stata effettuata dalla Ralph/Multispectral Visual Imaging Camera (MVIC) a bordo della New Horizons mentre si trovava a 21.550 chilometri da Plutone, circa 19 minuti dopo il massimo avvicinamento dello storico FlyBy. L'immagine ha una risoluzione di 430 metri per pixel. il diametro di Plutone è di 2.374 chilometri. Cliccare per l'immagine a piena risoluzione. Credits: NASA/JHUAPL/SwRI

Pluto's Twilight Zone. L'immagine originale a piena risoluzione (cliccare per ingrandire) NASA/JHUAPL/SwRI

Questa fantastica immagine di Plutone è stata ripresa dalla New Horizons solo pochi minuti dopo il massimo avvicinamento del 14 luglio 2015.

L’immagine mostra il pianeta nano in controluce, con la luce del Sole che illumina e filtra attraverso i complessi strati di foschia della sua atmosfera. Nella parte superiore dell’immagine risaltano anche le porzioni meridionali della pianura di ghiaccio di azoto nota informalmente come Sputnik Planum, e le Norgay Montes.

La ripresa di Plutone in controluce è stata programmata proprio per riuscire a vederne e studiarne l’atmosfera, ma non solo: immagini come questa riescono infatti a dare informazioni sulle nebbie di Plutone, ma anche su proprietà e caratteristiche della sua superficie, che non possono essere ottenute da altre immagini del Fly-by.

L’inserto in alto a destra mostra una parte di questo “crescente” di Plutone, in cui si nota un intrigante filamento luminoso (vicino al centro) lungo decine di chilometri, che potrebbe indicare la presenza di  nubi a bassa quota nell’atmosfera di Plutone; al momento le uniche identificate tra le immagini della New Horizons. Queste nubi– se di nubi si tratta – sono così luminose e visibili per lo stesso motivo per cui lo sono gli strati di foschia: l’illuminazione radente dovuta alla luce del Sole. La scena in questo inserto è di 230 chilometri di larghezza.

È la prima volta che in un comunicato NASA si parla esplicitamente di nubi, ma l’ipotesi aleggia già da tempo.

Infatti, come dichiarato a inizio marzo in un articolo pubblicato su New Scientist,  già il 13 settembre dello scorso anno, pochi giorni prima del rilascio pubblico delle prime immagini di questo contro luce, Grundy, del Lowell Observatory in Arizona, aveva inviato una e-mail a una lista di discussione sull’analisi dei dati di New Horizons che riguardano l’atmosfera di Plutone. Allegando l’immagine qui sotto scrisse: «Ci sono alcune formazioni a bassa quota abbastanza localizzate, appena sopra il lembo dove indicano le frecce, ma anche un paio di “cose” brillanti a forma di nube, che sembrano essere sospese e attraversano la topografia nella zona cerchiata».


Grundy aveva individuato delle caratteristiche peculiari sul bordo – o “lembo” – nella foschia di Plutone che sembravano spiccare tra i distinti strati dell’atmosfera. Ma più intrigante ancora era quella formazione luminosa che attraversa, e che secondo lui aleggia sopra, quella parte di paesaggio racchiusa nel cerchio. L’email ha dato il via a una accesa discussione, sulla possibilità che fossero davvero formazioni nuvolose e non parte del terreno (non potendone vedere l’ombra proiettata sulla superficie o immagini riprese da un angolo diverso) e per definire quella che doveva essere l’esatta distinzione tra “nube” e “foschia”. Secondo Alan Stern una nube era una parte discreta (distinguibile) rispetto alla nebulosità della foschia.
Non si è però mai parlato pubblicamente di nubi su Plutone (se non un accenno su uno studio pubblicato su Science intitolato “The Atmosphere of Pluto as Observed by New Horizons” in cui però si accennava a queste fomazioni come a un mistero ancora non svelato), facendo pensare che nessuno ne fosse davvero convinto dell’esistenza, fino a quando il primo marzo una email inviata da John Spencer del Southwest Research Institute di Boulder, Colorado, riportava proprio l’immagine che vediamo nel riquadro in esame, parlando esplicitamente di «una nube tenue ma discreta [n.d.r. ben distinta] sopra la Krun Macula (credo) sulla destra”.
Spencer non ha parlato di cosa possano essere fatte queste nubi, verosimilmente degli stessi elementi di cui è composta l’atmosfera, ma i modelli atmosferici suggeriscono che nubi di metano possano occasionalmente formarsi nell’atmosfera di Plutone, e queste potrebbero esserne l’evidenza.  Sempre Spencer sostiene che con molta probabilità la conferma e ulteriori prove arriveranno dall’immensità di dati che ancora la New Horizons deve inviare a terra (ricordiamo che l’intero database non sarà disponibile prima della fine dell’anno), e che altre nubi verranno  con molta probabilità inviduate nelle immagini che arriveranno.

Una curiosità: Plutone è stato notoriamente retrocesso dallo status di pianeta nel 2006, ed è ora ufficialmente un pianeta nano, ma proprio queste immagini di nuvole potrebbero far aumentare le possibilità della presentazione di una richiesta di reintegrazione. La complessità sempre più evidente dell’atmosfera di Plutone infatti gli consente di  passare senza ombra di dubbio quello che Alan Stern (Principal Investigator della missione New Horizons e primo sostenitore convinto della necessità di rivedere i criteri di catalogazione) chiama il test di “Star Trek”: sai già che si tratta di un pianeta appena lo vedi fuori dalla finestra, non hai bisogno d’altro…

L’inserto in basso a destra mostra invece più in dettaglio il lato notturno di Plutone. Le formazioni del terreno possono essere viste perché illuminate da dietro dalla luce del Sole diffusa dalle nebbie che delineano il profilo del pianeta. La topografia qui appare abbastanza accidentata, sono evidenti ampie vallate e rilievi con cime appuntite per un totale di 5 chilometri. Questa immagine, realizzata da distanza ravvicinata, da molte più informazioni delle immagini di queste stesse zone, riprese però diversi giorni prima del massimo avvicinamento a più bassa risoluzione. un raro sguardo dettagliato della configurazione di queste zone di terreno purtroppo ancora misteriose, essendo state viste ad alta risoluzione solo nella penombra di queste immagini. La scena in questo inserto è di 750 chilometri di larghezza.

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