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La Via Lattea? Né unica né rara

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La galassia Ugc 10738 vista di taglio dal Very Large Telescope dell’Eso, in Cile. Crediti: Jesse van de Sande/European Southern Observatory
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La galassia Ugc 10738 vista di taglio dal Very Large Telescope dell’Eso, in Cile. Crediti: Jesse van de Sande/European Southern Observatory

Ebbene sì, la nostra galassia potrebbe non avere nulla di speciale, almeno dal punto di vista strutturale ed evolutivo. Ed essere dunque una galassia a spirale “simile” a tante altre sparse nel cosmo. A suggerirlo è il risultato di un nuova ricerca che ha permesso di rilevare una galassia strutturalmente molto simile alla Via Lattea, mettendo in dubbio l’unicità delle sue origini.

La galassia sosia in questione è Ugc 10738, dista da noi 320 milioni di anni luce e secondo il nuovo studio, i cui risultati sono pubblicati su Astrophysical Journal Letters, risulta avere un disco galattico bipartito – costituito cioè di due componenti ben distinte – del tutto simile a quello della nostra galassia.

Acquisite da un team internazionale di astronomi utilizzando il Very Large Telescope (Vlt) dello European Southern Observatory, in Cile, le dettagliate immagini del piano di Ugc 10738 mostrano infatti due strutture discali simili a quelle che si osservano nella Via Lattea: un “disco spesso”, o thick disc, e un “disco sottile”, o thin disk. Distinguere i due dischi è stato possibile grazie alla prospettiva di taglio – trasversale – offerta dalla galassia. «È un po’ come distinguere le persone basse da quelle alte», spiega Nicholas Scott, ricercatore all’Arc Centre of Excellence for All Sky Astrophysics in 3 Dimensions (Astro 3D) e primo autore dello studio. «Se provi a farlo dall’alto è impossibile, ma se guardi di lato diventa relativamente facile».

La somiglianza non è finita qui. I dati sui rapporti di metallicità stellare raccolti da Muse, uno spettrografo 3D sviluppato per il Vlt, rivelano infatti che ciascun disco presenta una distribuzione stellare analoga a quella dei dischi della Via Lattea, con le stelle più vecchie – identificate dalla loro bassa metallicità – contenute nel disco “spesso” e quelle più giovani – a più alta metallicità, come il Sole – contenute invece in quello “sottile”.

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Poiché una struttura simile suggerisce un processo di formazione simile, aver identificato una galassia strutturalmente uguale alla nostra fa pensare che il suo processo di formazione non sia certo unico, e forse nemmeno raro, bensì comune. Per questo motivo gli autori dello studio ritengono che la struttura della Via Lattea non sia il frutto di una rara e violenta collisione avvenuta molto tempo fa con una galassia più piccola, ma probabilmente il prodotto di un’evoluzione graduale, tipica della formazione di galassie a spirale con disco.

«Le nostre osservazioni indicano che i dischi sottili e spessi della Via Lattea non si sono formati a causa di una gigantesca fusione, ma da una sorta di percorso predefinito di formazione ed evoluzione delle galassie», dice a questo proposito Scott. «Questi risultati ci inducono a pensare che le galassie con  strutture e proprietà simili alla Via Lattea potrebbero essere descritte come quelle “normali”».

«Questa è una prova abbastanza forte del fatto che le due galassie possano essersi evolute nello stesso modo», aggiunge Jesse van de Sande, ricercatore presso la stessa struttura di ricerca e coautore dello studio, «ma stiamo esaminando altre galassie per esserne sicuri».

Lo studio ha due profonde implicazioni, osservano i ricercatori. «Si pensava che i dischi sottili e spessi della Via Lattea si fossero formati dopo una rara e violenta fusione di galassie, e che quindi probabilmente non sarebbero stati trovati in altre galassie a spirale», sottolinea Scott. «La nostra ricerca mostra che questa visione probabilmente è sbagliata, e che la Via Lattea si è evoluta “naturalmente”, senza il coinvolgimento di eventi catastrofici. Ciò significa che le galassie simili alla Via Lattea sono probabilmente molto comuni». D’altra parte, continua il ricercatore, «questo significa anche che possiamo usare le osservazioni accurate che abbiamo della Via Lattea come strumento per analizzare meglio galassie molto più distanti che, per ovvie ragioni, non possiamo vedere in dettaglio».

«Questo lavoro è un importante passo avanti nella comprensione di come le galassie con disco si siano formate molto tempo fa», conclude Ken Freeman, professore all’Australian National University e tra i firmatari dello studio. «Sappiamo molto su come si è formata  la Via Lattea, ma c’è sempre stato il dubbio sul fatto che potesse essere una galassia a spirale atipica. Ora sappiamo che la sua formazione è abbastanza tipica, simile a quella di altre altre galassie a disco».

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