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Il senso di Maura Tombelli per gli asteroidi

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Maura Tombelli durante l'inaugurazione dell'Osservatorio Beppe Forti Mpc Code K83

Maura Tombelli ha lavorato per 33 anni alla Cassa di Risparmio di Firenze, ma la sua passione per il cielo l’ha portata a essere la scopritrice di asteroidi più prolifica in Italia e al primo posto al mondo tra le astronome donne amatoriali. Come ogni esploratrice che si rispetti, a lei l’onore di battezzare alcuni degli oggetti scoperti. Due tra gli ultimi sono quelli che portano il nome di Albino CarbognaniOberto Citterio, ricercatore Inaf il primo e chief science officer di Media Lario, nonché fra i massimi esperti a livello internazionale di tecnologie per l’astronomia, il secondo. Abbiamo chiesto a Tombelli qual è stato il motivo che l’ha spinta a sceglierli, ed è stata questa anche l’occasione per farci raccontare qualcosa di sé.

«Una sera stavo preparando il programma osservativo e volevo trovare alcuni asteroidi di amici, cercai quello di Albino e non lo trovai. Mi meravigliai che non lo avesse e lo chiamai al telefono per domandargli il numero del suo asteroide e, giustamente, lui mi rispose che non lo aveva… Subito gli annunciai che lo avrebbe avuto, perché l’indomani avrei proposto il suo nome per uno dei miei. Per Oberto Citterio, che ancora non ho conosciuto, il suo nome mi è stato suggerito da Giovanni Pareschi (dirigente di ricerca Inaf), che conobbi al Parco delle Madonie quando mi fu assegnato il premio Gal Hassin. Leggendo il curriculum di Oberto, mi convinsi che era un nome ben assegnato, e così mandai la proposta anche per lui».

Quanti asteroidi ha scoperto e quanti ne ha battezzati?

«Ho scoperto centinaia di asteroidi, molti li ho persi perché non seguiti e sono stati poi identificati da altri. Ho comunque al mio attivo la scoperta di 198 asteroidi che hanno il mio nome fra gli scopritori, molti altri sono in collaborazione con Cineos, scoperti con il telescopio di Campo Imperatore. Tutti i 198 sono stati assegnati e di quasi 150 sono già state approvate le nomination».

Come sceglie i nomi dei suoi asteroidi?

«Il primo asteroide fu dedicato a Giuseppe Forti e a seguire a tutti i personaggi che mi hanno dato la possibilità di crescere nello studio dell’astronomia: i miei figli, Sandro e Duccio, Piero Angela – che è diventato poi il padrino della costruzione dell’osservatorio qui nel mio paese di Montelupo Fiorentino – i luoghi a me cari e anche grandi nomi suggeriti da amici».

Osservatorio Beppe Forti (Montelupo Fiorentino). Crediti: gruppoastrofilimontelupo.it

Com’è nata la passione per l’astronomia?

«Il primo ricordo che ho di me che guardo il cielo risale alla primissima infanzia, complice mio padre. Il dieci agosto era il giorno delle lacrime di San Lorenzo ed era usanza nella nostra famiglia andare sul prato vicino a casa per cercare di vedere le stelle cadenti. Ricordo che ero affascinata da questo ma non riuscivo mai a vedere qualcosa. Dissi allora una cosa che fece ridere tutti: “quella stella tentenna, fra poco casca!”. Ignara del perché gli altri stessero ridendo, con i lucciconi agli occhi, promisi a me stessa che da grande avrei fatto di tutto per capire. Un altro evento simile successe nella primavera del 1957, quando mia madre, indicandomi il cielo per farmi vedere una cometa, mi disse che da grande me ne sarei ricordata. Ma non riuscivo a capire cosa dovevo vedere, e alla fine le dissi di averla vista. Il ricordo di quella cometa persa mi tornava spesso in mente. Nel 1988 incontrai per la prima volta l’astronomo Giuseppe Forti ad Arcetri e quando mi disse che si occupava di comete, mi feci coraggio e gli raccontai quell’episodio. Lui subito rispose: “la Arend-Roland!!!” – rimasi di stucco quando seppi che quella cometa era stata scoperta il giorno del mio compleanno, l’8 novembre 1956. La passione per l’astronomia forse è nel mio Dna».

E poi?

«Leggevo tutto quello che potevo trovare sull’astronomia, e finalmente a 37 anni ho potuto comprare il mio primo telescopio, un Celestron C8. Sentivo che volevo fare di più e la mia amica Antonella Bartolini mi spinse a prendere un appuntamento con Franco Pacini, il direttore dell’Osservatorio astronomico di Arcetri. Fu lui a portarmi nello studio di Beppe Forti, che mi introdusse nel mondo dell’astronomia, un mondo che credevo a me precluso. La fortuna ha voluto che incontrassi anche uno studente di astronomia, Andrea Boattini. Mi misi subito a disposizione di tutti e due e, facendo da manovale, piano piano ho imparato anch’io».

Come hanno reagito i colleghi bancari e la sua famiglia alle prime scoperte? È riuscita a trasmettere loro un po’ della sua passione?

«Durante le ore di lavoro cercavo di non parlare troppo di quello che facevo nel tempo libero. I miei colleghi erano curiosi di venire da me per osservare il cielo dal telescopio, ma non capivano la mia passione per quei puntini che si muovevano sullo sfondo delle stelle fisse. Ho avuto invece un grande aiuto dai miei figli, che erano già grandi e mi supportavano per la parte informatica e meccanica della strumentazione. Più volte mi hanno detto che a loro andava bene anche una mamma così diversa dalle altre. Sono riuscita a creare il Gruppo Astrofili Montelupo, grazie al quale abbiamo iniziato la costruzione di un osservatorio pubblico. Eravamo solo sette all’inizio, di cui quattro erano componenti della mia famiglia. Ora il gruppo è composto da 105 soci, molti dei quali sono giovani studenti di materie scientifiche. Mi piace dire che del nostro gruppo si sono laureati in astronomia sette giovani. Quindi sì, sono riuscita a trasmettere il mio entusiasmo e mi sento realizzata».

C’è un asteroide al quale è particolarmente affezionata?

«Oltre al primo scoperto, Mp6876 Beppeforti, c’è un asteroide a me molto caro: (14659) Gregoriana (o 1992 Of8, o 1999 Af24), scoperto a Montelupo il 15 gennaio 1999, in collaborazione con Forti. Il nome fu suggerito da un astronomo gesuita del Vaticano, Guy Consolmagno, in occasione dell’incontro della Meteoritical Society a Roma nel 2001. Questa nomination mi ha permesso di incontrare Papa Giovanni Paolo II».

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