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Hayabusa 2. Touchdown per il 18 febbraio.

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I due punti candidati per il primo touch down della sonda sono entrambi all'interno del settore denominato L08. Il cerchio rosso mostra il primo candidato L08b, la seconda scelta potrebbe essere subito fuori dai bordi del cerchio. Crediti JAXA
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Una volta raggiunta la sua meta, Haybusa 2, o meglio il suo team missione si è accorto che l’asteroide era meno ospitale del previsto, e ha dovuto rimandare la discesa per la raccolta dei campioni dall’ottobre scorso a inizio del nuovo anno, dopo l’uscita di sonda e asteroide dalla congiunzione eliaca.
Ora finalmente abbiamo una data, le operazioni di touchdown inizieranno il 18 febbraio, data prevista almeno per ora.

«Il momento è finalmente arrivato», ha comunicato Takashi Kubota  in una conferenza stampa dell’8 gennaio. «I due punti di atterraggio candidati hanno ognuno i loro vantaggi e svantaggi, ma noi cercheremo convintamente di raccogliere questi campioni».

I due siti sono entrambi vicini all’equatore dell’asteroide e la JAXA ne dovrà scegliere uno entro i primi giorni  di febbraio. Una volta deciso dove la sonda dovrà scendere inizieranno le operazioni di avvicinamento e quindi di discesa. Solo dopo si potranno cominciare quelle di raccolta dei campioni.

I due punti candidati per il primo touch down della sonda sono entrambi all’interno del settore denominato L08. Il cerchio rosso mostra il primo candidato L08b, la seconda scelta potrebbe essere subito fuori dai bordi del cerchio. Crediti JAXA

Tra il 18 febbraio e il 23 febbraio, quindi, la Hayabusa 2 inizierà scendendo dalla sua “posizione di riposo” (a un’altitudine di 20 chilometri dall’asteroide), utilizzando i “marcatori di destinazione” che verranno lanciati sulla superficie di Ryugu poco prima dell’arrivo, e che guideranno la sonda nell’atterraggio.

Durante il primo touchdown, nell’arco di solo un paio di secondi, un dispositivo cilindrico di 1 metro di lunghezza, chiamato samper horn, si estenderà dalla sonda e sparerà un proiettile sulla superficie dell’asteroide, permettendo alla sonda di raccogliere i frammenti volanti di sabbia e roccia superficiali causati dall’impatto, per poi tornare alla posizione di riposo.

Hayabusa 2, prima di poter rientrare portando a terra il suo carico, dovrà effettuare tre di queste operazioni “prendi e scappa”.

Dal secondo tentativo, Hayabusa 2 sparerà anche frammenti di metallo per tentare di creare un piccolo cratere e mettere a nudo il materiale sotto la superficie. Se riuscirà nell’impresa avremo allora la possibilità di analizzare campioni di materiale primordiale del nostro Sistema Solare. Si pensa infatti che Ryugu si sia formato 4,6 miliardi di anni fa, durante la formazione del nostro Sistema Solare, e che sotto la superficie il materiale si sia maggiormente preservato così com’era all’origine.

Se poi si troveranno anche acqua e sostanze organiche, potrebbe darci ulteriori indizi anche per la nascita della vita sulla Terra.

«Effettueremo la missione con grande attenzione ma anche con un pizzico di audacia», dichiara Kubota. Le incognite infatti sono tante, e la superficie di Ryugu più rocciosa, dura e irregolare di quanto ci si poteva aspettare. I margini di manovra sono ben più stretti di quelli previsti dalla missione, ma ancora ci sono, e la missione ideata per adattarsi alle nuove condizioni. Restiamo quindi in attesa delle prossime notizie.

Per chiudere l’aggiornamento, la JAXA conferma che almeno 13 tra i nomi presentati per alcune  zone e formazioni identificate sull’asteroide verranno riconosciuti dall’International Astronomical Union, che ricopre il ruolo di “anagrafe” per questo tipo di designazioni.

I nomi vengono da personaggi di racconti popolari tradizionali giapponesi, come “Urashima” e “Otohime”, il pescatore e la principessa del racconto Urashima Tarō, e “Momotaro” l’eroe della famosissima fiaba omonima Momotarō.


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