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Hayabusa 2 si prepara all’arrembaggio

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Ryugu, in un “primo piano di tre quarti”, che mostra la superficie costellata di massa dell’asteroide, ripresa il 20 luglio da circa 6 km di distanza. Nessun minerale è predominante e gli scienziati ne stanno ancora analizzando la composizione. Crediti: JAXA/ University of Tokyo / Kochi University / Rikkyo University / Nagoya University / Chiba Institute of Technology / Meiji University / University of Aizu / AIST.
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Ryugu, in un “primo piano di tre quarti”, che mostra la superficie costellata di massa dell’asteroide, ripresa il 20 luglio da circa 6 km di distanza. Nessun minerale è predominante e gli scienziati ne stanno ancora analizzando la composizione. Crediti: JAXA/ University of Tokyo / Kochi University / Rikkyo University / Nagoya University / Chiba Institute of Technology / Meiji University / University of Aizu / AIST.

Manca davvero poco! A ottobre la sonda Hayabusa 2, sviluppata dall’Agenzia Spaziale Giapponese (JAXA), entrerà nel pieno della sua missione, tentando la raccolta di almeno un grammo di roccia dalla superficie dell’asteroide, da riportare poi a terra per le analisi, e rilasciando i suoi quattro passeggeri, che condurranno invece indagini direttamente sulla superficie: il lander europeo (da una collaborazione tra Germania e Francia) MASCOT da 10 kg e i tre piccoli rover Minerva di mezzo chilo ciascuno.

Hayabusa 2 è arrivata alla sua meta lo scorso 27 giugno, dopo un viaggio di tre anni e mezzo e 3,2 miliardi di km percorsi. Ha terminato la sua corsa posizionandosi in un’orbita a circa 20 km dalla superficie, regalandoci alcune immagini ravvicinate di questo curioso asteroide dalla forma inusuale simile a un diamante.

Non conoscendo in dettaglio la forma e la superficie dell’asteroide al momento della partenza, il lavoro del team di missione è stato per lo più quello di capire dove far lavorare, e atterrare, la sonda e i suoi passeggeri robotici, cercando un punto particolarmente “pulito” e incontaminato della superficie e meno esposto ai pericoli dell’ambiente spaziale attorno all’asteroide.

«L’ambiente spaziale non è cordiale, bombarda l’asteroide di micrometeoriti, vento solare e cicli termici» ci dice Deborah Domingue, del team scientifico di Hayabusa2 e scienziato senior presso il Planetary Science Institute in Arizona.

L’orbita di Ryugu lo porta più vicino e più lontano dal Sole, facendo contrarre e espandere la roccia di cui è composto, il che influenza non solo la composizione minerale della superficie ma anche l’elasticità della roccia. E la composizione minerale non è l’unica sfida, la sonda infatti, per poter raccogliere i campioni e poi ripartire in direzione verso casa, avrà bisogno di cadere verso la superficie dell’asteroide, raccogliere la regolite superficiale e rimbalzare verso la sua orbita (sono previsti tre di questi “touchdown” durante la missione). È chiaro che è necessaria una zona relativamente pulita senza grandi massi che possano essere da ostacolo.

Un dettaglio della superficie di Ryugu ripresa da soli 850 metri di altezza. Nell’immagine a grande campo a sinistra indicata la zona della ripresa ravvicinata sulla destra. Crediti: JAXA, University Tokyo, Koichi University, Rikkyo University, Nagoya University, Chiba Institute of Technology, Meiji University, University of Aizu, AIST. – Processing: M. Di Lorenzo

La navicella è ora impegnata in manovre di test in preparazione dell’atterraggio, avvicinandosi e allontanandosi dall’asteroide con distanze che variano tra i 20 chilometri dell’orbita iniziale fino anche a meno di un chilometro dalla superficie (circa 800 metri!), variazioni di altitudine utili anche a misurare la gravità di Ryugu.

Per quanto riguarda i passeggeri, i tre piccoli rover verranno rilasciati sull’emisfero nord dell’asteroide, mentre il più grosso MASCOT verrà fatto rotolare in un punto dell’emisfero sud, il che garantirà anche una maggiore copertura nello studio della superficie.

Ecco indicato il punto MA-9 dove probabilmente verrà rilasciato il lander francotedesco MASCOT. Credit: JAXA/DLR.

Dai 10 punti selezionati dagli esperti delle tre agenzie spaziali coinvolte, è da poco emerso quello che probabilmente sarà la zona di rilascio di MASCOT. Con un simpatico botta e risposta tra la sonda e il lander, che spiega anche a grandi a linee i motivi della scelta, il giorno e il luogo del rilascio sono stati comunicati dal profilo twitter di MASCOT: il 3 ottobre la data prescelta e il punto di atterraggio potete vederlo indicato con la sigla MA-9 nell’immagine a sinistra.

La scelta tiene conto, oltre che delle caratteristiche del suolo, dei possibili rimbalzi che il lander farà per coprire quanta più superficie possibile nelle 15 ore in cui sarà attivo, facendo in modo che in quel periodo la zona risulti illuminata dal Sole. MASCOT non è un rover, infatti, ma ha un meccanismo interno, una sorta di martello, che agevolerà i salti e i rimbalzi, sfruttando la bassa gravità sulla superficie, facendolo rotolare quasi come un… dado truccato.

In questa immagine invece alcuni altri siti previsti, tra i quali il punto L8, che potrebbe essere uno dei punti di discesa della sonda per la raccolta dei campioni. Credit: JAXA/DLR.

Allo stesso modo è stato indicato il punto in cui la sonda Hayabusa 2 potrebbe invece effettuare il primo prelievo, il punto L8 nella mappa qui a destra.

Se tutto andrà come previsto, Hayabusa 2 studierà il grande asteroide dall’orbita per altri 16 mesi e scenderà più volte per raccogliere campioni di materiale, mentre MASCOT e i tre piccoli rover raccoglieranno informazioni dalla superficie dell’asteroide.

«Siamo anche consapevoli [delle difficoltà]: sembra che ci siano grossi macigni sulla maggior parte della superficie di Ryugu e praticamente quasi nessuna superficie di regolite pianeggiante», ha aggiunto il project manager di MASCOT Tra-Mi Ho, del DLR Institute of Space Systems tedesco. «Sebbene scientificamente molto interessante, questa è anche una sfida per un piccolo lander e per la raccolta di campioni».

Il rientro della sonda è previsto per il dicembre del 2019, e arriverà sulla Terra con il suo prezioso carico un anno dopo, a dicembre 2020.

Una panoramica più ampia della superficie dell’asteroide in proiezione, con indicati alcuni dei punti selezionati da esperti delle tre agenzie coinvolte, Jaxa, Drl e Cnes. Credit: JAXA/DLR