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GAIA DR2. Affresco della Via Lattea

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Il cielo di GAIA a colori. Nella ripresa una vista a tutto campo delle quasi 1,7 miliardi di stelle della nostra galassia, e oltre, riprese dal satellite dell'ESA tra il luglio 2014 e il maggio 2016. Crediti: ESA/Gaia/DPAC Acknowledgement: Gaia Data Processing and Analysis Consortium (DPAC); A. Moitinho / A. F. Silva / M. Barros / C. Barata, University of Lisbon, Portugal; H. Savietto, Fork Research, Portugal.
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Il cielo di GAIA a colori. Nella ripresa una vista a tutto campo delle quasi 1,7 miliardi di stelle della nostra galassia, e oltre, riprese dal satellite dell'ESA tra il luglio 2014 e il maggio 2016. Crediti: ESA/Gaia/DPAC Acknowledgement: Gaia Data Processing and Analysis Consortium (DPAC); A. Moitinho / A. F. Silva / M. Barros / C. Barata, University of Lisbon, Portugal; H. Savietto, Fork Research, Portugal.

Viene rilasciato il 25 aprile il secondo catalogo stellare prodotto dalla missione Gaia dell’Agenzia Spaziale Europea: di fatto esso sarà fino al prossimo rilascio il più dettagliato e più grande catalogo esistente.

Tre diversi aspetti del cielo di GAIA DR2: nel primo in alto la mappa con le luminosità e i colori delle stelle, in quello centrale la densità di stelle in ogni settore di cielo osservato, nel terzo in basso la mappatura della polvere insterstellare che riempie la galassia. Crediti: ESA/Gaia/DPAC

In esso sono state censite quasi un miliardo e settecento milioni di stelle della nostra Galassia, la Via Lattea, con informazioni di precisione sulla loro posizione, la velocità con cui si spostano e alcune loro proprietà fisiche. Ma non solo: sono state misurate le posizioni di oltre 14 mila nuovi asteroidi nel nostro Sistema solare e di mezzo milione di quasar nell’Universo più remoto, galassie assai distanti la cui enorme luminosità proviene dall’energia emessa dal loro buco nero centrale supermassiccio. Queste ultime rappresentano la prima realizzazione nella banda della luce visibile del sistema di riferimento celeste per la navigazione spazio-temporale.

Una enorme banca dati messa a disposizione di tutta la comunità scientifica basata su 22 mesi di dati raccolti incessantemente da Gaia, che spalanca la porta a nuovi studi con un dettaglio senza precedenti sulle stelle della nostra galassia, la loro distribuzione 3D e la loro evoluzione.

Gaia è una missione che vede una importante partecipazione scientifica dell’Italia con l’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) e l’Agenzia Spaziale Italiana che partecipano al Data Processing and Analysis Consortium (DPAC). L’INAF vede coinvolte le sue strutture di Bologna, Catania, Firenze, Napoli, Padova, Roma, Teramo e Torino (dove risiede il management nazionale); l’ASI partecipa con lo SSDC (Space Science Data Center) e con il DPCT, il centro di processamento dati a Torino, l’unico in Italia dei sei complessivi sul territorio europeo, interamente dedicato alla validazione astrometrica e contenente tutti i dati di missione per un totale di 1,5 petabyte, ovvero 1,5 milioni di gigabyte .

«Finalmente non solo conosciamo meglio i dintorni del Sistema solare ma iniziamo a tuffarci negli immensi spazi della Via Lattea!» commenta Mario Lattanzi, dell’Istituto Nazionale di Astrofisica e responsabile nazionale, per conto di ASI e INAF, della partecipazione nazionale alla missione Gaia. «Con errori astrometrici al meglio dei 50 milionesimi di secondo d’arco, equivalenti alle dimensioni apparenti di una mela posta sulla Luna, la storia evolutiva della nostra Galassia e delle sue popolazioni non avrà più segreti in un raggio di oltre 13.000 anni luce dal Sole. Insomma, con la DR2 Gaia diventa maggiorenne e fornisce al mondo scientifico la sua prima mappa stellare dinamica totalmente basata sui dati presi dai suoi strumenti astrometrici a spettro-fotometrici».

La missione Gaia è stata lanciata nel dicembre del 2013 e ha iniziato le attività scientifiche l’anno seguente. I primi dati, basati su poco più di un anno di osservazioni, sono stati resi pubblici nel 2016 e riportavano le distanze e i moti annuali di due milioni di stelle con la precisone di “appena” 300 milionesimi di secondo d’arco. Il nuovo catalogo, che abbraccia il periodo tra il 25 luglio 2014 e il 23 maggio 2016, contiene le posizioni di quasi 1,7 miliardi di stelle e con una precisione nettamente maggiore.

Tutti i numeri di GAIA. Oltre ad aver mappato per luminosità apparente quasi 1,7 miliardi di stelle, la seconda release di GAIA include anche il moto proprio, la parallasse e il colore di oltre 1,3 miliardi di quelle stelle, La velocità radiale di 7 miliardi di stelle e la temperatura superficiale di più di cento milioni di queste.

Il catalogo completo fornisce informazioni uniche per indagini che abbracciano una vasta gamma di argomenti astronomici. In aggiunta alle posizioni, i dati presenti includono le informazioni sulla luminosità di tutte le stelle osservate e le misurazioni del colore di quasi tutte, oltre a informazioni sulla variabilità nel tempo di luminosità e colore di mezzo milione di stelle. Contiene anche le velocità lungo la linea di vista (velocità radiale) di un sottogruppo di sette milioni di stelle, le temperature superficiali di circa cento milioni di oggetti stellari e l’effetto di oscuramento prodotto dalla polvere interstellare su 87 milioni di astri.

«I nuovi dati di Gaia sono così accurati che ci stanno restituendo una panoramica senza precedenti delle proprietà delle stelle che popolano la Via Lattea e grazie ad esse possiamo già individuare degli indizi interessanti sulla loro storia evolutiva» dice Antonella Vallenari dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) a Padova, Italia, deputy chair del DPACE (DPAC Executive board). «Stiamo davvero inaugurando una nuova era in quella che potremmo definire l’archeologia stellare galattica».

«Il rilascio del secondo catalogo di Gaia rappresenta un importante traguardo scientifico, che è stato raggiunto anche grazie all’ottimo lavoro di analisi dati svolto dal team scientifico italiano in collaborazione con il Data Processing Center presso ALTEC, Torino. A questo si aggiunge l’importante contributo dato dal Centro SSDC di ASI» sottolinea Barbara Negri, responsabile dell’Unità esplorazione e osservazione dell’universo dell’ASI.

Maggiori informazioni e immagini al comunicato ufficiale ESA