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Cassini: nuove immagini radar svelano altri dettagli della superficie di Titano

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La regione "Xanadu annex" in un'mmagine radar della superficie di Titano. Crediti: NASA/JPL-Caltech/ASI/Université Paris-Diderot
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La regione "Xanadu annex" in un'mmagine radar della superficie di Titano. Crediti: NASA/JPL-Caltech/ASI/Université Paris-Diderot

Durante il fly-by T-121 del 25 luglio, il radar a bordo della Cassini ha penetrato la densa atmosfera che avvolge Titano, svelando nuovi dettagli della superficie della luna. Una delle immagini restituite durante il sorvolo ravvicinato, riprende la regione “Xanadu annex” (cioè i terreni “annessi” a Xanadu) che il team non era mai riuscito ad osservare.

Misurazioni precedenti suggerivano che l’area fosse simile alla zona montagnosa chiamata Xanadu, la prima caratteristica che fu individuata sulla luna di Saturno a partire dalle immagini riprese dal telescopio spaziale Hubble del 1994.

Una recente mappa di Titano aggiornata con molti nuovi nomi approvati dall'International Astronomical Unionm, prodotta dall'USGS Astrogeology Science Center. Cliccare per l'immagine a piena risoluzione.

Xanadu è un altopiano di ghiaccio e acqua altamente riflettente e «questo “annex” appare abbastanza simile alle lunghezze d’onda radar, anche se in altre lunghezze d’onda invece,come quelle di Hubble,  sembra esserci qualcosa di diverso sulla superficie», ha dichiarato Mike Janssen, del JPL e del team radar. «È un interessante puzzle».

Per ora, Xanadu e il suo “annesso” rimangono un mistero: altrove su Titano le montagne sono solo caratteristiche isolate ma qui ricoprono un’area vasta e gli scienziati stanno ancora dibattendo sulla loro possibile origine: «Queste zone montuose sembrano essere i terreni più antichi di Titano. Sono probabilmente i resti della crosta ghiacciata prima che venisse coperta dai sedimenti organici dell’atmosfera», ha detto Rosaly Lopes, sempre del JPL.

Le numerose dune individuate nella Shangri-La, che scorrono attorno agli ostacoli esattamente come accade qui sulla Terra, Credit: NASA/JPL-Caltech/ASI/Université Paris-Diderot

Un’altra immagine, qui a destra in un ritaglio, copre un’ampia zona della regione Shangri-La, dove sono visibili centinaia di dune di sabbia che si snodano come linee scure sulla superficie.

La foto in questa versione è stata migliorata con la tecnica chiamata “despeckling” (smacchiatura) che usa un algoritmo per modificare il rumore e rendere le immagini più nitide.

Le dune sono la seconda caratteristica topografica dominante su Titano (coprono circa il 13% della superficie), dopo le pianure apparentemente uniformi, e anche se sono simili nella forma a quelle lineari trovate sulla Terra in Namibia o nella penisola araba, quelle di Titano sono gigantesche per i nostri standard, larghe in media tra 1 e 2 chilometri, lunghe un centinaio di chilometri ed alte 100 metri (ne avevo parlato approfonditamente in un precedente post).

La loro composizione esatta non si conosce ma si ritiene che siano composte di granuli derivati dagli idrocarburi presenti in atmosfera. Circondano la maggior parte della fascia equatoriale di Titano e gli scienziati le utilizzano per studiare come si muovono venti sulla superficie della luna.
«Le dune sono caratteristiche dinamiche. Sono deviate da ostacoli lungo il percorso sottovento e creano spesso interessanti modelli ondulati», ha commentato Jani Radebaugh, del team radar.

Il fly-by T-121 è stato il 122esimo incontro della Cassini con Titano, durante il quale la sonda si è avvicinata fino a 976 chilometri alla superficie della luna.

Questo sorvolo ha segnato l’ultima volta in cui il radar ha potuto riprendere le latitudini meridionali di Titano. I quattro restanti passaggi, di cui uno è in programma per il prossimo 27 settembre 2016, si concentreranno principalmente sui mari e sui laghi del nord.

Ad aprile 2017 la missione entrerà nella fase finale con una serie di 22 orbite che porteranno la sonda sempre più vicino a Saturno e nel bel mezzo del suo sistema di anelli, fino al 15 settembre 2017 quando verrà schiacciata e vaporizzata nell’atmosfera del pianeta.

  • Leggi anche lo speciale sulla missione Cassini su Coelum 201


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