Il più formidabile enigma astronomico da Omero ai nostri giorni
Uno dei più sorprendenti misteri del passato, probabilmente l’unico che gli stessi autori antichi ci hanno tramandato intenzionalmente in forma di enigma, è completamente a tema astronomico e non è stato risolto per 15 secoli!
Potremmo chiamarlo “il mistero del Boote” e la sua storia inizia con la nascita stessa della letteratura occidentale. È Omero infatti a ricordare che Ulisse, mentre navigava per tornare in patria, osservava attentamente le costellazioni e, tra queste, anche «Boote che tardi tramonta».
Omero riporta quest’informazione sul Boote in un passo dell’Odissea tutto costellato da esatte indicazioni astronomiche, per cui non c’è motivo di dubitare che anche la connotazione del Boote come “tardo a tramontare” sia una altrettanto valida indicazione di carattere astronomico.
Eccolo qui, quindi, il nostro rebus: se lo si volesse riassumere in una parola, suonerebbe così: «perché Boote è tardo a tramontare?».
L'articolo completo è pubblicato su Coelum n.248 - 2020 alla pagina 100: Leggilo Online!
In un interessante e convincente lavoro di ricerca storica, Felice Vinci propone con una gran mole di argomenti di spostare l’ambientazione delle vicende omeriche dal mediterraneo al mar Baltico, e colloca il viaggio di Ulisse al largo delle coste norvegesi (il libro si chiama “Omero nel Baltico”). A quelle latitudini, Boote diventa quasi una costellazione circumpolare (ho controllato con Stellarium), e quando tramonta lo fa in parte per riemergere poi in breve tempo. In questo modo diventa comprensibile il passo di Omero, e le citazioni successive sono solo un replica colta di uno stimato autore classico.
Spostare l’ambientazione introduce una richiesta in più ma non aiuta granchè a risolvere il problema. Anzi, nel Baltico nel Arturo non tramontava! Il Boote solo dalla costa sud del Baltico sfiorava a malapena l’orizzonte con il suo lembo più meridionale. Perciò, tanto per cominciare, non sarebbe stato nemmeno possibile dire che “Boote tramonta” (nè tardi nè presto).
Inoltre, sappiamo da Boezio che il problema non dipende dalla localizzazione baltica. Egli infatti, quando precisa gli estremi della questione, fa mostra che si tratta di un fenomeno a lui noto e visibile, quindi accessibile senza problemi dal Mediterraneo.
Per questi due motivi già si capisce che quel verso non è compatibile con una localizzazione “alternativa” dell’Odissea, nè questa può aiutare a risolverne il mistero.
E se fosse più semplice?
Il Boote è una costellazione ampia dalla forma “allungata”, quindi più lunga che larga, raffigurante una figura umana.
Quando il Boote sorge prima del Sole la costellazione è “sdraiata”, quindi impiega relativamente poco tempo a sorgere completamente; nelle stesse giornate, tramonta “in piedi”, impiegando quindi più tempo a scendere completamente sotto l’orizzonte.
Troppo semplicistica?
No, affatto, non è “troppo semplicistica”, tant’è vero che non solo diversi scoliasti di Omero l’hanno avanzata, ma è anche riportata da alcuni studiosi moderni.
Ci sono però diversi motivi per cui questa lettura appare inadatta:
• Secondo i filologi sarebbe un valore innaturale per ὀψὲ in Omero
• Ci sono altre costellazioni che sorgono orizzontali e tramontano verticali (Cigno, Toro, Andromeda…): perchè solo Boote sarebbe lento?
• Boezio parla di leggi dell’alto cielo che lasciano stupiti: difficilmente si riferiva a com’è disegnata una costellazione…
• E infine molti autori dicono che Boote conduce lentamente i carri: se il problema fosse intrinseco alla sua figura non avrebbe senso parlare di altre costellazioni.
Il motivo va quindi cercato altrove