
Una ripresa di Cerere realizzata dalla Dawn il 19 febbraio scorso, quando la sonda si trovava a una distanza di 46 000 km. Come si può vedere, la risoluzione e la qualità generale delle foto comincia a crescere, e sulla superficie si distinguono sempre più nettamente tutti gli elementi (crateri antichi e recenti, picchi centrali, grandi circhi) che caratterizzano un corpo celeste pesantemente craterizzato. Notevole il cratere di quasi 300 km di diametro visibile quasi al centro del disco, in basso…
RICORDATE? Il 5 settembre 2012 Dawn lasciava l’orbita di Vesta per dirigersi verso Cerere. Nei 14 mesi precedenti la sonda della NASA aveva mappato in altissima risoluzione tutta la superficie dell’asteroide scoperto da Olbers nel 1807, un oggetto che nelle riprese da terra o anche in quelle di Hubble non era niente più di un confuso grumo di pixel; un oggetto che grazie alla Dawn si era finalmente manifestato come un mondo vero e proprio, un planetoide di più di 500 km di diametro stracolmo di crateri, montagne e grandi depressioni. Ora l’aspettava una lunghissima trasvolata di due anni e mezzo, una lenta bolina a spirale condotta all’inseguimento del mitico “numero uno”, il primo dei “Nove miliardi di nomi di Dio”, come recitava il titolo dell’articolo con cui Coelum aveva festeggiato nel 2001 il bicentenario della sua scoperta.
L'articolo completo è pubblicato su Coelum n.190 - 2015 alla pagina 18