di Alessandro Vietti
Da Albert Einstein a Emmett Brown alla ricerca del flusso canalizzatore
Viaggiare nel tempo è in assoluto la possibilità più affascinante che sia stata avanzata dalla fisica dell’ultimo mezzo secolo. Ancora una volta la scienza ha incalzato la fantascienza, e ciò che un tempo sembrava una pura speculazione dell’immaginazione, ha ricevuto l’appellativo di possibile…
Caratteristiche
50 pagine formato 17×24 cm; Ill. a colori; lingua ITALIANO
Edizioni Scientifiche Coelum, 2003
Contenuti
Viaggiare nel tempo è in assoluto la possibilità più affascinante che sia stata avanzata dalla fisica dell’ultimo mezzo secolo. Ancora una volta la scienza ha incalzato la fantascienza, e ciò che un tempo sembrava una pura speculazione dell’immaginazione, ha ricevuto l’appellativo di “possibile”. Tra relatività generale e buchi neri rotanti, cunicoli spazio-temporali e particelle ultraluminali, ci siamo documentati e siamo andati a vedere di capirci qualcosa.
“Se non mi chiedono che cos’è il tempo, lo so”, disse una volta un vecchio saggio. “Ma se me lo chiedono, non lo so più”. La frase, senza dubbio assai suggestiva, è in realtà da attribuire a Norbert Elias, sociologo e storico tedesco di grande fama, con la quale introduce il suo Saggio sul Tempo (vedi bibliografia), e la ragione per cui abbiamo deciso di farla nostra è che, come spesso solo la saggezza popolare riesce a fare, descrive in maniera perfetta l’assoluta enigmaticità e ambiguità del concetto di “tempo” rispetto al punto di vista umano.
Perché, a pensarci bene, il tempo è una cosa davvero strana. E lo è tanto più per il fatto che tutti noi ci viviamo immersi dentro naturalmente come pesci nell’oceano. Esso è parte integrante di ciò che siamo, della materia che ci compone e del mondo che ci circonda. Sperimentiamo quotidianamente le sue leggi inflessibili, e il suo muto ticchettio ci è oltremodo familiare come l’orologio che teniamo al polso. Eppure, riflettendoci, è tutt’altro che facile attribuirgli una definizione che ci soddisfi. Il tempo ci sfugge. Il tempo ci elude…
Si dice che per osservare un fenomeno bisogna porsi all’esterno di esso, e con il tempo non possiamo farlo, perché siamo come “Pinocchio nella balena”. Ne possiamo cogliere l’essenza, intuirlo, avvertirlo, ma qualsiasi tentativo facciamo di circoscriverlo ci spiazza al punto che verrebbe quasi da chiedersi se il tempo non sia una nostra invenzione e se esisterebbe anche senza l’uomo.
Il problema non è da poco, se si considera che volendo provare a viaggiarci, dovremmo almeno capire di che cosa si tratta, ovvero capire dove (o quando) vogliamo andare.
Non vorrei dire, ma quella citazione è di Sant’Agostino.
« Che cos’è dunque il tempo? Se nessuno me lo chiede, lo so; se voglio spiegarlo a chi me lo chiede, non lo so più. » [Sant'Agostino, Confessioni]
E’ vero, sono parole di Sant’Agostino “Che cos’è dunque il tempo? Se nessuno me lo chiede, lo so; se voglio spiegarlo a chi me lo chiede, non lo so più” .
Senza addentrarsi in citazioni filosofiche, il tempo, è semplicemente una unità di misura in cui succedono determinate cose……..