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Da due a tre

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“Vive la différence!”, dicono i francesi. E per quanto noi non si possa, pur restando matematicamente volenterosi, tentare di assimilare quella “differenza” al risultato dell’onesta operazione di sottrazione, non possiamo certo esimerci dall’associarci al gallico entusiasmo.
Viva la differenza, certo, che non è solo la differenza fisica e immediata tra uomini e donne, maschi e femmine, ma anche quella più complessa e articolata che separa generi e sessi, tipo di riproduzione, articolazione biologica dei gameti e florilegio d’ormoni. È differenza che poi si ritrova anche nelle parole, che sembrano avere una loro propria etica: per esempio, in inglese è frequente normale l’utilizzo della parola “gender” per distinguere le caratteristiche sessuali, mentre il corrispondente diretto “genere”, in italiano è ben poco usato. In compenso, l’uso di “sesso”, nell’italica lingua è un po’ più vario ed estensivo di quanto lo sia il corrispondente inglese “sex”.
Ora, è evidente che se in una rubrica di matematica ricreativa si comincia a disquisire di generi e sessi si finisce inevitabilmente a coniugarli con i numeri, fino a formulare la fatale domanda “Ma perché mai i sessi sono – quando va bene – soltanto due?” Non che ci si aspetti una risposta via mail, una volta tanto: anche perché ci sono esempi di follia anche solo con un numero così esiguo di generi. Ad esempio, in alcuni paesi la nascita di una figlia è ancora considerata una mezza disgrazia, perché si teme che resti nubile; si narra che un governo, nel tentativo di sanare la criminale pratica dell’infanticidio femminile che proprio per questa ragione era molto diffuso, sia arrivato a promulgare la seguente legge: “Solo le coppie che generano un figlio maschio possono avere ulteriori figli”. Insomma, l’idea è che sin quando in una famiglia nascevano figli maschi, nessuna limitazione era imposta; ma non appena veniva alla luce la prima femminuccia si impediva ai genitori di avere altri figli, allo scopo palese di aumentare il rapporto maschi/femmine e conseguentemente ridurre il numero delle zitelle.
Per quanto questo tipo di pianificazione familiare ci sembri ridicolo e comunque sessista, vorremmo che provaste a calcolare, in seguito all’applicazione di questa legge e presupponendo che la probabilità di nascita di un maschio o di una femmina sia sempre del 50%, in che misura varierà la proporzione dei sessi in quel paese.
Se la questione risulta intrigante perfino in questo piccolo pianeta che pure è così banale da non avere inventato altro che due generi, chissà come potrebbe essere generalizzata su sistemi stellari nei quali la vita dimostri una maggiore fantasia sessuale… Non serve scavare troppo, per trovare un buon esempio: in assenza di esobiologi informati sui fatti, possiamo sempre ricorrere al “Buon Dottore”, Isaac Asimov.
Recentemente abbiamo sbagliato ad attribuirgli una citazione (ma era errore per eccesso e per affetto, nel senso che avevamo attribuito a lui una citazione di altri), e per rimediare ci siamo sentiti in dovere di effettuare un ripasso generale dell’opera omnia. Abbiamo cominciato dal miglior romanzo (e qui, inevitabile, si scatenerà la bagarre, perché ogni fan di Asimov ha idee diverse, in merito) che, a nostro insindacabile giudizio è “Neanche gli Dei” (“The Gods Themselves”).
Il titolo non è soltanto bello; è anche di nobili origini. Deriva infatti da un verso di Schiller: “Mit der Dummheit kaempfen die Goetter selbst vergebens”; siccome questo non è un corso di letteratura tedesca, acconsentiamo a fornire la traduzione: “Contro la stupidità umana, neanche gli Dei possono nulla”. Va reso merito al traduttore italiano di essersi preso la briga di tradurre correttamente il “senso” – e non letteralmente – il titolo inglese originale, perché “Gli stessi Dei” sarebbe stato titolo abominevole. Del resto, nel parlare di generi, l’inglese è davvero lingua pericolosa, perché usa effettivamente tre generi, e la cosa può effettivamente complicare la vita coniugale. Grammatica anglosassone a parte, il punto interessante è che nella seconda parte del romanzo viene introdotta una popolazione di alieni che sono finalmente declinati in tre generi, e tutti e tre questi generi devono “collaborare” contemporaneamente per la riproduzione Non intendiamo fornire ulteriori dettagli (per non rovinare il piacere della lettura e per non incorrere nelle censure riservate ai testi vietati ai minori), ma non potevamo certo perdere l’occasione di generalizzare finalmente i concetti sopraccennati anche a questo caso “non banale”.
Supponiamo che presso gli Alieni le probabilità di riproduzione dei tre diversi generi siano equamente suddivise, ma che uno dei generi sia considerato, dal punto di vista culturale,“preferibile agli altri due”; supponendo di applicare la stessa regola sopra descritta per due soli generi (ovvero si ferma la prolificazione appena nasce un figlio appartenente ai due sessi meno graditi), a che distribuzione di sessi porterebbe la legge?
E se, invece, fossero due su tre i generi “preferibili”, e quindi lo stop alla filiazione arrivasse solo dopo aver generato un figlio dell’unico sesso poco gradito, come evolverebbe la popolazione?