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Nautilus-X. Lo Spazio Profondo è più vicino…

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Intervista a Luca Di Fino

Luca Di Fino Nato nel 1975 a Roma si è laureato in fisica presso l’Università di Roma Tor Vergata dove è attualmente ricercatore. E’ coinvolto nel progetto ALTEA, un esperimento sulla Stazione Spaziale finanziato dall’Agenzia Spaziale Italiana e dall’INFN, volto ad indagare gli effetti della radiazione cosmica sull’uomo. Sul suo blog Background Noise cerca di far conoscere questo esperimento italiano e spiegare la fisica che ci sta dietro anche ai non addetti ai lavori.

CoelumCosa ne pensi del Nautilus-X?

Luca – Il Multi-Mission Space Exploration Vehicle è finalmente una vera e propria astronave, di quelle sognate dagli appassionati di fantascienza per esplorare il cosmo, per arrivare “dove nessun uomo è mai giunto prima”. Non una capsula, non un cargo, non è nemmeno come lo Shuttle capace di viaggiare nello spazio come di planare nell’atmosfera. E’ invece progettata esplicitamente per missioni di lunga durata fuori dell’atmosfera, per portare esseri umani al di fuori del sistema terra-luna, in quel sistema solare esplorato finora soltanto da sonde automatiche. E’ ancora lontano il momento in cui l’uomo potrà uscire dal sistema solare come le Voyager, ma già il progetto di un viaggio interplanetario la cui durata si misuri in anni è un enorme passo avanti, dovesse rimanere anche solo un progetto.

C Il progetto è decisamente innovativo, ma viaggiare nello Spazio è comunque pericoloso per gli esseri umani. Secondo la tua esperienza, come giudichi le tecnologie adottate per salvaguardare l’equipaggio?

L – Tecnicamente parlando questo Nautilus presenta contromisure innovative rispetto a quelli che sono gli ostacoli più importanti per missioni di lunga durata al di fuori dell’orbita terrestre: l’assenza di gravità e la forte presenza di radiazioni (sotto forma di raggi cosmici). Per mitigare gli effetti dell’assenza di gravità il progetto presenta un modulo centrifugo che però riesce a riprodurre solo parzialmente la gravità terrestre. Inoltre sarebbe necessario un maggiore volume abitabile per permettere all’equipaggio la più lunga permanenza possibile in questa condizione di gravità artificiale. Studi sugli effetti della gravità parziale verranno effettuati da un modulo centrifugo installato sulla ISS.

Per quanto riguarda la protezione dalla radiazione cosmica è previsto un approccio multiplo che comprende uno schermo passivo, integrato nella struttura dello scafo, e uno scudo magnetico. Questi due approcci risultano complementari in quanto gli schermi passivi con gli spessori tipicamente usati negli scafi spaziali riescono a fermare solo particelle leggere (di bassa carica Z) e di bassa energia. Per fermare le particelle pesanti servirebbero invece spessori e quindi masse poco adatte all’uso spaziale. In alternativa è possibile usare schermi attivi in cui un campo magnetico agisce in modo analogo al campo magnetico terrestre, deflettendo le particelle cariche che costituiscono i raggi cosmici, e risulta maggiormente efficace con i nuclei più pesanti. In aggiunta a questi due sistemi che dovrebbero agire in tutta la nave, sarà presente una zona particolarmente sicura con maggiore schermatura (basata su acqua e idrogeno) in modo da proteggere l’equipaggio in caso di eventi solari (durante i quali il flusso di protoni può aumentare di diversi ordini di grandezza, anche di 1000 volte). Fino ad oggi gli schermi attivi non sono stati utilizzati perché per generare campi magnetici intensi nello spazio è necessario trasportare o grossi e pesanti magneti permanenti oppure magneti superconduttori; questi ultimi sviluppano campi magnetici 5 o 6 volte superiori rispetto a quelli prodotti dai magneti permanenti, ma necessitano di raffreddamento a bassissime temperature (4 K). Queste tecnologie sono sperimentate nello spazio dai grossi rivelatori di particelle su satellite come PAMELA e prossimamente da AMS sulla ISS. Proprio quest’ ultimo rivelatore ha mostrato tutte le difficoltà di mantenere un magnete superconduttore raffreddato nello spazio e proprio a ridosso del lancio ha optato per la sostituzione del supermagnete con un magnete tradizionale.

CComunque è una bella sfida. Vedi quindi positivamente la possibilità che il progetto si realizzi?

L – Per le sfide tecnologiche che propone e per gli orizzonti che un progetto di questo tipo apre, l’unica nota stonata  è la scelta dell’acronimo. La definizione di “Esplorazione Statunitense” (United States Exploration) denota un nazionalismo poco consono a progetti che nobilitano l’umanità intera. Sarebbe una scelta miope, come pensare ad Armstrong che lasciando la sua impronta sul suolo lunare avesse parlato di un grande passo per gli Stati Uniti d’America.

5 Commenti

  1. niente! mi appassiona l’astronomia da una decina d’anni e non so’ il perche so’ tante cose al riguardo ma solo a parole mie e con aggiunta di fantasia personale. vedo che wuando io parlo alla gente di quello che io so’ del sistema solare e di come funziona la geologia di ogni pianeta o stella che sia ,la gente si stupisce di quante cose io so . ma il punto e che io non so’ niente al confronto e io stesso mi sento molto ignorante della materia ma nello stesso tempo penso come fa’ la gente comune di qualsiasi rango e ceto a non sapere neanche cosa e il nostro sole e che noi viviamo vicino il bordo della nostra galassia e che ecc ecc ecc,booo era cosi tanto x dire parlo con pochissime o forse tante persone non so’ mi ascoltano solo x un po’ dopo gli appaio come una persona che vive sempre tra le nuvole. tutto qui questo e il mio commento.posseggo un telescopio modesto da tre anni e mi piacerebbe tanto sapere di strani oggetti che vedo passare sulla mia testa nel cielo tutte le notti e quasi e vi garantisco che non sono aeri o quant’altro.un saluto da un fan del vostro sito e appassionato dell’astronomia.ho tante teorie mie che sono sicuro che sono molto interessanti almeno x me.

  2. A volte penso: perchè non sono nato nel 2200 o anche più avanti, chissà quante belle cose avrei potuto vedere. L’atterraggio su marte sarebbe ormai storia, e astronavi, (magari non belle come la NCC1701) ma sicuramente molto più veloci di quelle odierne.
    Mi auguro che la NASA rispetti le date e che comunque si possa vedere la partenza per marte con equipaggio umano prima del 2020.

  3. Mio padre era abbonato all’Euroclub e doveva comprare un certo numero di libri all’anno, a volte non sapeva neppure cosa prendere e chiedeva a me, che non andavo molto oltre Topolino. Avevo 12 anni o poco più, guardo sul catalogo e gli dico: prendi questo: “Colonie Umane nello Spazio di Gerard K. O’ Neill”… Nautilus X sembra uscire dritto da lì. Così pensavo dovesse essere il mio futuro, se non viverlo in prima persona almeno vederlo. Lo sto ancora aspettando adesso. Come molti altri vedo 🙂 un saluto a tutti.