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Epifania

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epifania
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epifaniaAl centro della sala una scatola ingombrante, guardata con diffidenza dai familiari, che non nascondono un sentimento di compassione e benevola curiosità.
“È un lavoro da fare con calma” dichiaro.
Questo sembra il via: i familiari girano per casa affannati alla ricerca di attrezzi idonei per “squartare” il cartone che ha celato per troppo tempo il suo prezioso contenuto.
“La scatola deve restare intera!”.
Con calma taglio i nastri adesivi e finalmente apro la scatola.
Tolgo un pezzo di cartone, tre pezzi di polistirolo, una gamba, le altre due, altro polistirolo, un libretto, alcuni sacchetti in plastica trasparente, polistirolo, un contrappeso, un grosso tubo, altro polistirolo, la montatura, ancora polistirolo, un altro libretto, gli oculari, polistirolo.
A questo punto la sala sembra un campo di battaglia.
“Dobbiamo mettere via l’imballaggio”.
I familiari sono troppo occupati a guardare e incastrare tutto ciò che è uscito dalla scatola per ascoltare l’invito e, con una punta di invidia nei loro confronti, infilo velocemente tutto il polistirolo nel cartone, improvvisamente diventato molto piccolo, mettendo il tutto nell’entrata, davanti alla porta di casa.
“Il cielo è stupendo, stasera tutti ad osservare”.
Con grande entusiasmo afferro la montatura, per inserirvi il cavalletto. “Mi serve un aiuto per tenere le gambe”.
Come per incanto mi ritrovo con sei mani amiche che tengono le tre piccole gambe del treppiede, mentre altre mani tese distribuiscono una miriade di viti, bulloni, staffe, oculari, cercatore ed altri ammennicoli.
Tra noi, improvvisamente, scorgo un bambino, forse il figlio di qualche vicino venuto a dare manforte, che mi innervosisce dandomi con insistenza strane viti e bulloni certamente non idonei al lavoro intrapreso.
Nel trambusto dell’impresa noto il piccolo seduto in terra che legge un libretto con strani disegni, si alza, prende qualche pezzo e me lo porge senza dire una parola.
“Senti, piccolo, questo è un lavoro da grandi”.
Il piccolo si allontana con grande dignità, lasciando a terra il libretto.
Monta un pezzo, smontane due, inverti due particolari: la serata trascorre stancamente, gli aiuti pressanti dei primi momenti si diradano ed i familiari, con rassegnazione, un po’ alla volta abbandonano il campo.
Ormai solo, mi avvicino alla finestra, il cielo si è coperto di nubi.
“Domani è un altro giorno”.
Vado a letto con una sensazione di disagio, lasciando pezzi di strumento un po’ ovunque.
Non riesco a prendere sonno, gli occhi guardano, senza vederlo, il soffitto della stanza ed il mio pensiero va al piccolo ospite con cui sono stato sgarbato…
“Vado a mangiare qualcosa”.
Tutta la casa è al buio, l’albero di Natale, continua assonnato ad emettere luci lampeggianti, la porta di entrata è ancora bloccata dallo scatolone e… il telescopio
Perfettamente montato, puntato verso un cielo che scintilla di stelle!
Avvicino l’occhio all’oculare e vedo una splendida cometa molto somigliante a quelle che si vedono nei cartoni animati.
Sul tavolo il libretto che il mio piccolo ospite leggeva avidamente: “Manuale di istruzioni”.
Domani, 6 gennaio, nessuno dei miei familiari, nonostante le mie pressanti domande, ricorderà la presenza di quel bambino, di cui rammento solo lo sguardo “da grande”.
E la cometa? Forse avrò sognato tutto. Ma chi ha montato il telescopio?