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Odissea nello Zeptospazio

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ODISSEA NELLO
ZEPTOSPAZIO

Un viaggio nella fisica
dell’LHC

di Gian Francesco Giudice
Springer 2010
Formato: 14 x 22 cm; pp 340
Prezzo 29,00 €

Titolo selezionato per il Premio Galileo 2012

È abbastanza inconsueto trovare nel nostro Paese scienziati impegnati nella ricerca di punta che si dedichino anche alla divulgazione scientifica. Sicuramente Gian Francesco Giudice è uno di questi, e lo fa con indubbio talento. Fisico teorico, laureato a Padova e con un dottorato alla SISSA di Trieste, Giudice ha trascorso la sua successiva carriera all’estero. Ha condotto le sue ricerche nell’ambito dei grandi acceleratori di particelle, prima al Fermilab di Chicago, poi nel progetto di costruzione del Superconducting Super Collider nel Texas e infine, dal 1993, al CERN di Ginevra. In questo libro, pubblicato nel 2010 contemporaneamente in inglese e in italiano, racconta un viaggio nel mondo degli oggetti di dimensione piccolissima, la cui unità di misura è lo zeptometro, cioè un miliardesimo di miliardesimo di millimetro.

Per poter studiare oggetti così piccoli è necessario disporre di microscopi eccezionali, e il più potente microscopio mai costruito dall’umanità è oggi il Large Hadron Collider (LHC) del CERN a Ginevra. Il libro parla proprio di LHC, o meglio dell’odissea che ha portato alla sua costruzione e di quello che ci si aspetta da questa realizzazione, che coniuga i più avanzati e complessi sviluppi della tecnica con le più avanzate e complesse teorie scientifiche.

Il testo è diviso in tre parti. Nella prima, dal titolo “Materia e particelle”, vengono introdotte le tappe che, a partire dalla scoperta dell’elettrone nel 1897, hanno condotto i fisici all’attuale Modello Standard delle particelle. Nella seconda parte, “L’astronave dello zeptospazio”, si ripercorre la strada che ha permesso di arrivare agli attuali acceleratori e rivelatori di particelle nei quali apparati sperimentali di enormi dimensioni si combinano con raffinatissime tecnologie miniaturizzate. Infine, nella terza parte, dal titolo “Missioni nello zeptospazio”, si offre una panoramica dei nuovi mondi che LHC dovrebbe esplorare al di là del Modello Standard, rappresentazione moderna delle Colonne D’Ercole.

La scrittura è fluente e piacevole e mantiene, come sottolinea l’autore, “lo stile originario di una presentazione orale” messa a punto in numerose “conferenze e seminari destinati al pubblico” e animati “dal desiderio di comunicare alle persone estranee al mondo della fisica il significato delle imminenti scoperte e dalla speranza di trasmettere loro parte della meraviglia e dell’emozione che provo lavorando a questo storico progetto”. Un obiettivo che viene colto senza utilizzare formule matematiche, ma ricorrendo a un utilissimo apparato iconografico e a metafore e analogie efficaci, mai azzardate o fuorvianti, che permettono al lettore di comprendere concetti e teorie di grande raffinatezza formale.

La puntuale e aggiornata esposizione delle idee e delle teorie ha come contrappunto l’attenta ricognizione degli apparati e dei risultati sperimentali. Per quanto lontani dall’intuizione comune, gli scenari aperti dall’indagine nello zeptospazio non sono favole fantascientifiche ma hanno o aspettano di avere conferme nell’indagine sperimentale. E nonostante la complessità di questi esperimenti, nonostante la difficile selezione tra ciò che è segnale e ciò che è rumore nel mondo di oggetti a scale così lontane da quella in cui ci muoviamo nella nostra vita di tutti i giorni, il lettore alla fine ha modo di comprendere bene che tra teoria ed esperimento nell’ambito della fisica esiste un nesso inscindibile. Un nesso che costituisce elemento di continuità tra la fisica di Galileo e quella dei giorni nostri.

Nel racconto di questa Odissea non mancano pagine dedicate alle politiche della ricerca, emblematica quella relativa alla storia sfortunata del Superconducting Super Collider, e alle applicazioni che ricerche come queste, spinte prima di tutto dalla curiosità e dall’amore per la conoscenza, hanno in molteplici settori, dall’ingegneria alla scienza dei materiali, dalla diagnosi e cura di malattie allo sviluppo di nuove tecnologie di calcolo e gestione dati. Tutte applicazioni che fanno già parte o faranno presto parte della nostra vita quotidiana. E Giudice ha ben presente che senza un impegno nella ricerca mossa dalla curiosità, altrimenti nota come ricerca di base, scienza e tecnica sono destinate a morire. E con loro la possibilità di un futuro per il nostro Paese e per l’intera umanità.

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