Home News di Astronomia Saturno mai così vicino, e Cassini trova il “grande vuoto”.

Saturno mai così vicino, e Cassini trova il “grande vuoto”.

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The sounds and spectrograms in these two videos represent data collected by the Radio and Plasma Wave Science, or RPWS, instrument on NASA's Cassini spacecraft, as it crossed the plane of Saturn's rings on two separate orbits. Credits: NASA/JPL-Caltech/University of Iowa
Tempo di lettura: 4 minuti

Un video navigabile a 360° del “Grand Finale” della missione Cassini. Crediti: NASA/JPL-Caltech
Un’elaborazione sommando le immagini raw del 26 aprile, nei tre filtri RGB, del polo nord di Saturno. Crediti: NASA/JPL-Caltech/SSI/Kevin M. Gill

Cassini si prepara al secondo passaggio ravvicinato di questa sera (2 maggio alle 21:38 ora italiana), in volo tra l’atmosfera del pianeta e il bordo interno degli anelli. E mentre gli ingegneri di volo gioscono per il primo passaggio riuscito alla perfezione, senza incidenti, gli scienziati rimangono perplessi… non che non siano lieti dell’esito, ma non si aspettavano proprio una così bassa presenza di polveri in quella zona. “The Big Empty”, così lo chiamano gli astronomi, sembra quasi il titolo di una canzone…

«La regione tra gli anelli e Saturno è apparentemente un “Grande Vuoto” [The Big Empty, appunto…]», queste le parole del Cassini Project Manager Earl Maize,  NASA Jet Propulsion Laboratory di Pasadena, in California, che conferma: «Cassini continua quindi nel suo percorso come previsto, mentre gli scienziati lavorano sul mistero di questo livello di polveri così basso, più di quanto previsto».

Un ambiente più polveroso avrebbe richiesto l’uso del piatto dell’antenna principale come scudo, e modificando il quando e come potuto effettuare le osservazioni. Fortunatamente invece il “piano B” per il momento sembra non essere più necessario. Per il momento, grazie alle osservazioni e ai dati raccolti durante la prima orbita del “Grand Finale”, in quella fascia larga circa 2000 chilometri tra il pianeta e gli anelli, non ci sono grandi particelle che possano costituire un pericolo per la sonda.

Nel primo tuffo del 26 aprile, pur sapendo che non si sarebbero dovuti trovare grossi ostacoli, non si sapeva con certezza a cosa si andava incontro, e la sonda è comunque stata orientata in modo da usare l’antenna come scudo, a protezione della delicata strumentazione – e lo farà anche in quattro dei 21 tuffi mancanti, quelli in cui passerà attraverso le frange più interne degli anelli di Saturno.

I suoni e il grafico delle collisioni di particelle cariche rilevate da RPWS nel passaggio del 18 dicembre 2016, a distanza ravvicinata con il bordo esterno degli anelli. Come si vede, e si sente, nel momento dell’attraversamento del piano degli anelli, il rumore e i crepitii dovuti agli impatti con le particelle di polvere aumentano notevolmente.

Uno dei due strumenti non coperti dall’antenna/scudo è il Radio and Plasma Wave Science (o RPWS, il secondo è un magnetometro). Durante i passaggi sul piano degli anelli ma subito fuori dal bordo più esterno, ha “contato” centinaia di collisioni con particelle di polvere, mentre durante il passaggio del 26 aprile ha contato solo pochi “ping”. Quando i dati raccolti da RPWS vengono convertiti in suoni, le particelle che colpiscono lo scudo si “sentono” come colpi e screpitii che coprono gli usuali suoni delle particelle cariche per la cui rilevazione è stato costruito.

Durante il passaggio del 26 aprile invece, tra il pianeta e il bordo interno degli anelli, al momento dell’incrocio con il piano degli anelli non si avverte praticamente nessuna differenza.

Passando nel bordo interno degli anelli ci si aspettava altrettanto rumore e disturbo, se non di più… e invece i fischi delle particelle cariche si sono sentiti sorprendentemente chiari e la trasmissione pulita.

«È stato alquanto… disorientante» confessa William Kurth, team leader del RPWS (Università di Iowa, Iowa City). «Non abbiamo sentito quello che ci aspettavamo di sentire. Ho ascoltato i dati della prima immersione diverse volte e posso probabilmente contare il numero di impatti sulle le dita di due mani». L’analisi dei dati rivela che pochissime sono le particelle incontrate e nessuna più grande di una particella di fumo (all’incirca di dimensioni di 1 micron massimo).

Il tuffo di oggi, 2 maggio, avverrà in una zona molto vicina a quella del primo passaggio, e Cassini sarà libera di osservare attentamente gli anelli, poco prima di attraversare il loro piano. La sonda è stata velocemente ruotata (anzi… “rotolata”) per poter calibrare il magnetometro.

Come nel primo passaggio, Cassini sarà in silenzio radio durante il passaggio ravvicinato a Saturno e si volterà con la sua antenna verso la Terra per inviare i dati solo il giorno successivo (il 3 maggio a partire dalle 16:13 italiane).

Le immagini grezze più ravvicinate di sempre del polo nord di Saturno, con l’uragano al centro del famoso esagono (in realtà non si tratta proprio di un uragano, ma di una tempesta dalla forma simile ai nostri uragani) e le tante piccole tempeste che ne costellano l’atmosfera. Riprese del 26 aprile 2017. Crediti: NASA/JPL-Caltech/Space Science Institute

Per saperne di più

Ulteriori informazioni sul “Grand Finale”, tra cui immagini e video, sono disponibili all’indirizzo: https://saturn.jpl.nasa.gov/grandfinale

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